Ogni persona possiede talenti e infinite capacità. Per questo il processo formativo deve tenere conto delle innumerevoli abilità insite nei giovani e in chi segue un iter formativo. Pensate alle sette intelligenze di Gardner.
Ambire ad una forma di educazione integrale quindi; invero si incanalano i giovani verso un frustrante impoverimento delle personali possibilità.
Il volontariato nei giovani che fanno esperienza della Peer Education implica una scelta che porta a misurare se stessi e le proprie soglie di sopportazione e tolleranza.
Oggi si parla molto di “educare alla tolleranza” ma tollerare non ha una connotazione molto positiva. Richiama al sopportare, tenere duro.
In realtà occorre educare all'empatia e all'ascolto di sé, non a tollerare.

Le ricerche ci permettono di constatare che in questi anni è forte il desiderio di un inserimento sociale comunitario che confermi la ricerca dell'autonomia personale. Si può concludere che nel volontariato aiutando gli altri aiutiamo noi stessi e ciò è talmente importante che senza passare da tale esperienza è molto difficile raggiungere la maturità personale, il proprio sviluppo come persona. Per questo la formazione del volontariato deve essere vista come la migliore scuola di civiltà, umanità e personalizzazione.

In questo periodo vivo l'esperienza di essere supervisore di giovani che volontariamente fanno supporto ad altrettanti giovani in affiancamento allo studio. Un'esperienza formativa impagabile per loro oltre che un modo per ridimensionare paure e insicurezze.
Ma sentiamo cosa dicono i giovani


Come vivi l'esperienza di volontariato?

Eleonora

Eleonora : Esperienza con ragazzi delle scuole medie, problema con un ragazzo che ha difficoltà nel leggere e scrivere. Sono migliorata molto nella timidezza.
Barbara: hai riscontrato in loro delle tue difficoltà a livello scolastico?
Eleonora: solo in matematica
Barbara: rifaresti questa esperienza?
Eleonora: si lo rifarei, ho chiesto io di farlo al mio professore di religione.
Barbara: Che studi vorresti fare?
Eleonora: mi piacerebbe fare o lettere classiche, lingue o psicologia.
Barbara: hai avuto difficoltà nella gestione dei ragazzi?
Eleonora: all'inizio perché non sapevo come rapportarmi essendo la prima volta poi no...
Barbara: difficoltà nella relazione?
Eleonora: si con il ragazzo che ho seguito l'ultima volta perché ha difficoltà nel leggere e scrivere e non sapevo come rapportarmi.
Barbara: che strategia hai usato?
Eleonora: lo facevo riflettere sull'errore senza dargli io la soluzione ma aiutandolo ad arrivarci da solo.
Barbara: hai puntato sulle sue potenzialità, brava. Hai usato parole pacate e un tono gentile?
Eleonora: si gli parlavo con gentilezza, senza sgridarlo ma accogliendo le sue difficoltà.
Barbara: brava hai usato il buon senso.


Alessio

Barbara: come hai deciso di farla?
Alessio: l'ho fatta già l'hanno scorso e mi piace perché riesco ad imparare anch'io con loro e riesco spiegando io a far imparare a loro.
Barbara: difficoltà?
Alessio: disciplinarli, sono un po' maleducati e si fanno prendere dallo scherzo e non fanno più nulla.
Barbara: come l'hai gestito?
Alessio: cercavo di spiegargli che prima il dovere e poi si scherza. Studio elettrotecnica all'Omar, ultimo anno e mi piacerebbe fare o l'elettricista o ingegneria a Milano. L'esperienza mi ha lasciato più sicurezza in me e quando a scuola vedo i miei compagni che fanno i bulli come i ragazzini penso che siamo grandi e possiamo cambiare. Situazione difficile da gestire un ragazzino che portava i petardi e voleva esploderli in classe. L'ho fermato ma non riuscivo a farlo ragionare. Da lui non sono riuscito a farmi ascoltare.
Barbara: che vissuti hai avuto?
Alessio: non riuscivo a gestirlo e a farlo lavorare molto perché pensava ai fatti suoi.

 

 

Barbara Camilli

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