Ti ho desiderato sin dal giorno in cui ho incontrato l’Amore di colui che è divenuto il mio sposo.
Ti ho cercato a lungo, ovunque, e con tutte le mie forze e i mezzi a mia disposizione.
Ho sentito nascere la tua prima cellula a distanza, in una stanza asettica ma per te ben sicura, con tutto il dolore di non essere con te ma con il pensiero rivolto a te, e la gioia che iniziava ad esplodere con un brivido dentro.
Ho visto il tuo primo stadio di embrione in ecografia, che normalmente in natura non è possibile vedere perché ti presenteresti ad uno stadio più avanzato: è come una primissima foto di te che solo pochi possono avere, e per me questo era già un primo passo verso di te.
Ti ho sentito poi presente dentro di me, pronto ad annidarti per crescere in me, ma alla fine ti ho visto espulso perché non ce l’hai fatta ad andare avanti, troppo debole.
Ti ho immaginato talmente tanto e a lungo da visualizzarti come vivo: ho visto il tuo volto e il tuo sguardo riflesso nei miei occhi, ho sentito il tuo calore e il tuo respiro tra le mie braccia. E poi tutto è svanito perché saresti potuto esserci ma non ci sei stato, te ne sei volato via ancor prima di arrivare…
Alla fine di tutto mi è quasi sembrato di aver fatto violenza su me stessa per averti, finché poi credo di aver capito che così non saresti mai arrivato, e allora è stato come averti perso per sempre.
Forse è meglio così, piuttosto che averti prima avuto e poi perso per un destino a cui non si può andar contro.
Io sola so quante lacrime ho versato e allo stesso tempo represso ogniqualvolta ho affrontato questo percorso e ripensato a quanto vissuto e a quanto poteva essere e non è stato.
Monica R.
29/05/10