Spesso i bambini, a volte quasi per gioco, dicono bugie. Per giustificarle alcuni le chiamano bugie bianche, come a voler scongiurare e allontanare il male e il negativo che da esse può conseguire.
Innanzi alle bugie dei figli poi, alcuni genitori si domandano da chi ha preso risalendo a zii, cugini, fratelli che avevano o hanno l’inclinazione a modificare la realtà a loro piacimento.

Sulla comparsa delle prime bugie molto dipende da quanta libertà il bambino vive nell’esplorare l’ambiente. Se riceve molti divieti costrittivi, il bisogno naturale di sperimentarsi porterà il bambino a fare ciò che desidera anche se gli è stato proibito. Va precisato che questa non è una bugia, così come la intendiamo noi adulti, quanto un bisogno innato di sperimentare.

Mettiamo il caso che la mamma al figlio di tre anni dice “…mi raccomando non ti sporcare perché ti ho appena cambiato e stiamo per uscire”. Il figlio annuisce e tutto intento si rimette a giocare in attesa che la mamma si prepara. Nel gioco si sporca e lui se ne accorge!

A quel punto può essere che:

- corre dalla mamma a mostrare l’accaduto
- rimane a giocare fino a quando la mamma se ne accorge.

Può essere che alla domanda della mamma:
“ma ti sei sporcato!!!” dica “Sì!”, mostrandogli dove e come, oppure “No!!”

Il “No!” del bambino non è una bugia. Noi adulti alla bugia diamo un senso legato al principio di realtà e alla morale, mentre per il bambino sono processi operativi ancora prematuri. Lui non ha ancora la nozione di vero o falso, di giusto o sbagliato, per finta o per davvero.

Come funziona il pensiero del bambino a questo proposito?

Prima dei sei anni il bambino vive in una dimensione “magica”, denominata di animismo del pensiero, per cui è convinto che basti pensare una cosa e desiderarla perché si materializzi.

Vi è l’idea che la forza del desiderio sia così potente da trasformare la fantasia in realtà. Pensiero questo che a volte perdura anche in età adulta, quando i concetti logico razionale dovrebbe essere consolidati. Eppure, come ben sapete molti sono gli adulti che ricorrono alle pratiche magiche, alle superstizioni, alle fatture per scacciare il male o per gestire un amore o per ottenere un lavoro.

Per i bambini le prime bugie rappresentano una specie di magia che aiuta a modificare la realtà, soprattutto se questa, per certi versi, è sentita come sgradevole e difficile da tollerare.

Lo stesso meccanismo magico entra in funzione anche quando non ci si limita a mentire per discolparsi, ma si scarica la colpa e la responsabilità del misfatto su un’altra persona. Ecco che, ad esempio, tra i due e tre anni, il bambino di fronte ad una marachella non solo si discolpa dicendo che “non è stato lui”, ma addita il fratellino, magari che sta dormendo o è in un’altra stanza.

Di fronte a queste situazioni è bene riflettere un attimo su un errore educativo che si può commettere: se quando aveva due anni e cadendo dalla bicicletta io adulto lo esortavo ad arrabbiarsi con la bicicletta “cattiva” perché lo aveva fatto cadere, non c’è da stupirsi che una volta divenuto adulto anziché responsabilizzarsi si discolpa in tutti i modi a scapito di altri!

DI FRONTE ALLE PRIME BUGIE CHE FARE?

È utile non arrabbiarsi o scandalizzarsi più di tanto, poiché per il bambino diventa un modo per sperimentare la realtà. Non solo, ma assumere atteggiamenti troppo rigidi o moralistici a base di castighi esemplari sono controproducenti. Nel senso che accusare il bambino di essere bugiardo, di mentire, di non poter fare alcun affidamento su di lui, implica affibbiargli un etichetta che per il bambino sarà difficile scrollarsi di dosso e inizierà a questo punto (precisamente intorno ai sei anni) a mentire intenzionalmente e a comportarsi come l’adulto di riferimento dice che è, ossia “un piccolo bugiardo”.

Sulle prime bugie prive dell’intenzionalità che le caratterizzerà in seguito, precisamente con l’età scolare, è meglio sorvolare senza però stare al gioco, precisando che loro genitori sanno molto bene che le cose non stanno proprio come lui le racconta. È una fase molto delicata questa perché spesso i bambini associano alla bugia e al rimprovero il fatto di essere cattivi. E si sa che alle persone cattive non gli si vuole bene, anzi le si allontana.

Per un bambino pensare tutto questo di lui in riferimento al genitore è assolutamente devastante e fonte di paure e insicurezze.

Ecco che, crescere nella paura, nell’insicurezza, nella fatica ad esporsi in relazione agli altri (familiari e non) determina una personalità che può facilmente incorrere in varie forme di disagio psicologico, come ad esempio la depressione o il blocco emotivo.

È importante, che il genitore impari fin da quando il bambino è piccolo ad ascoltare emotivamente il messaggio che la bugia sottende, questo perché non necessariamente la bugia diventa un mezzo per sperimentare la realtà. A volte è una reazione alla paura, al disagio emotivo, alla rabbia. A noi adulti ciò può apparire come un controsenso, ma per un bambino è così: nel timore di perdere l’affetto, la stima e l’attenzione del genitore si inventano delle bugie per discolparsi o per giustificarsi di qualcosa, senza capire e rendersi conto che una bugia è più grave di una disubbidienza o un guaio.

In un esperimento che fu condotto su bambini delle scuole elementari ne conseguì che rispetto all’aver rotto accidentalmente dei barattoli di marmellata, questa azione veniva ritenuta assai più grave e riprovevole rispetto all’aver dato uno spintone ad un compagno che stava dando fastidio.

A questo punto occorre precisare e approfondire un aspetto molto importante che riguarda il concetto del realismo morale.

Prima dei sei anni non si può attribuire ad un bambino un senso morale. Per lui è giusto quello che i genitori considerano giusto e sbagliato ciò che considerano sbagliato. In questa fase l’adulto deve intervenire facendo capire che la vera colpa ed errore non è tanto nei guai che ha combinato, quanto nel tentativo di discolparsi mentendo, o peggio, scaricandosi su una terza persona.

D’altronde un conto è rompere accidentalmente una tazza o un vaso, un conto è spingere qualcuno facendolo cadere o picchiarlo.

Ne consegue che l’intervento dell’adulto è davvero incisivo quando aiuta il bambino a capire che cosa deve o non deve fare. Quindi gli pone dei limiti e delle regole contenitive, spiegando il motivo della sua reazione. Dico questo perché per un bambino che stà strutturando un senso morale e logico (che non ha sin dalla nascita) è motivo di grande stupore e a volte di confusione, vedere e sentire che lo sgridano di più quando combina dei guai apposta, mentre sorvolano quando li fà per sbaglio indipendentemente dalla gravità del danno.

Ecco che, spiegargli il motivo delle differenti reazioni dell’adulto, permettendogli di cogliere e capire l’aspetto emotivo, gli consentirà di capire gradatamente che i comportamenti acquistano un significato e un valore diverso a seconda dell’intenzionalità che li attivano.

Questo piccolo tassello, nello strutturarsi del codice morale di un bambino, può sembrare poca cosa, ma in realtà gli permetterà in futuro di saper scegliere e decidere autonomamente come muoversi, soprattutto in un contesto sociale dove tutto “apparentemente” ha una sua giustificazione. Basti pensare alle reazioni violente dei giocatori in campo o dei tifosi, agli adulti che si mancano di rispetto o che offendono in televisione……

Occorre puntualizzare che solo dopo i sei anni se le bugie fantastiche sono troppo frequenti possono rivelare un rapporto difficile con l’ambiente che lo circonda. Ecco che la bugia diventa un mezzo per stare bene. Ci sono bambini ad esempio che per rabbia e per amore dicono cose non vere, magari a scuola, con una semplicità e un ingenuità disarmante.

È capitato di un bambino che ha scuola con tranquillità alle maestre aveva detto che i genitori stavano per separarsi. Ogni giorno lo diceva senza farsi il problema di essere scoperto e di conseguenza sgridato. Quando poi la bugia è stata smascherata è emerso che il bambino a furia di sentire i genitori litigare intimandosi di lasciarsi, attraverso la bugia aveva realizzato i loro pensieri. Il bambino così aveva pensato di realizzare, almeno in fantasia, il desiderio degli adulti sperando nel contempo di non sentirli più inveire.

Per questo bambino la realtà circostante era troppo amara e deludente per questo ha reagito negandola per rifugiarsi in un contesto fantastico.

Questo caso rappresenta una situazione tipo per cui la bugia non nasce più dal voler sperimentare la realtà, ma rappresenta una reazione psichica di difesa ad un disagio, che solo in questo modo sente di poter tollerare.

È importante che un genitore abbia piena fiducia in sé e nella sua dote (che è NATURALE) di sintonizzarsi empaticamente e sentire il proprio figlio. Per quelle situazioni dove, per tanti motivi, il rapporto con la famiglia è stato interferito oppure forte è la disistima di sé come adulto, da parte del genitore, forse è il caso di farsi aiutare da un professionista che valorizzi, le sue radici emotive. Perchè senza di queste, ogni altra realtà (il lavoro, il partner, lo stesso terapeuta) potrà essere solo un surrogato affettivo del genitore omologo, che lui o lei ha allontanato da sé.

Per chi poi sentisse la necessità di approfondire e affinare la propria sensibilità può prendere parte a corsi che stimolano l’ascolto attivo.

 

7 gennaio 2007

Barbara CAMILLI

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Read more
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accept
Decline