Che la donna lavori non è un fatto insolito. In ogni epoca e in ogni luogo le donne hanno sempre lavorato (dal lavoro nei campi, al lavoro domestico). La diversità rispetto ad oggi è che questi lavori in genere venivano svolti non lontani da casa. ecco che il bambino in questo modo poteva rimanere vicino alla mamma ed il lavoro di questa non era un ostacolo al fatto di poter allattare.
Quando è iniziato ad essere un problema allattare?
Quando le donne sono diventate delle lavoratrici stipendiate, con assenze prolungate da casa sia per orario di lavoro che per spostamento casa-luogo di lavoro. Tutto ciò ha avuto inizio a seguito della rivoluzione industriale del XX secolo.
E oggi?
Studi di statistica hanno evidenziato un dato: paradossalmente ad allattare al seno più frequentemente sono donne che hanno fatto studi superiori o che esercitano una professione.
Bene direte!
Si è vero, se non fosse che la maggior parte di queste donne svezzano i propri figli al momento della ripresa al lavoro, anticipando o forzando (in alcuni casi) le tappe evolutive. Spesso uno svezzamento precoce pone il bambino a rischio di allergie o intolleranze alimentari.
A questo punto c’è da porsi una domanda: “è necessario anticipare o forzare il bambino allo svezzamento?”.
La risposta è “assolutamente no!” . L’esperienza dimostra che è possibile continuare ad allattare pur lavorando questo a beneficio della mamma e del bambino. Bisogna tener presente che svezzando il bambino poco prima di riprendere il lavoro si crea una situazione di maggiore difficoltà nella separazione tra madre e bambino, unita ad uno svezzamento precoce che implica tutta un’altra modalità di relazione e di “calore” nella relazione.
È importante interrompere l’equazione: ripresa del lavoro = svezzamento definitivo del bambino.
È importante sapere, a cominciare dai medici, che continuare ad allattare al seno non è un impresa eroico e al di fuori delle possibilità umane. No! Anche perché questo vuol dire squalificare le capacità di una donna-mamma .
È importante che l’allattamento vada oltre i due o tre mesi.
Perché è importante allattare?
Il latte materno è un alimento altamente digeribile, che si adatta alle esigenze fisiologiche ed evolutive del bambino, è sempre diverso in qualità,offre una miglior protezione contro i rischi allergici e contro le infezioni recidive della laringe e dell’orecchio.
Per il bambino che durante l’assenza della madre per motivi di lavoro dovrà passare del tempo fuori casa (magari al nido o con la baby sitter) e si troverà a contatto con molti germi nuovi, bere il latte materno significa assimilare gli anticorpi che gli permettono di contrastare questi germi.
Non solo, i benefici psicologici non impareggiabili: si assiste a un senso di separazione addolcita per il bambino e per la madre, minima gelosia tra la madre e la baby sitter, gioia nel ritrovarsi e ciucciare, sicurezza data da questo legame salvaguardato.
Delle mamme raccontano: “quando tornavo dal lavoro, era festa, ci accoccolavamo tutti e due nel letto, la bimba succhiava e recuperavamo il tempo della separazione in un meraviglioso momento di tenerezza”. E un’altra: “mi è stato meno difficile lasciare mia figlia al nido la mattina, sapendo che c’era qualcosa di me nel suo corpo”.
Come farlo? Come è possibile farlo? Qual è il segreto?
L’unico segreto è sapere che è possibile farlo, che non si tratta di un esperienza riservata a poche elette strano o masochiste. Ma di una reale possibilità per tutte le donne che desiderano farlo. È fondamentale però che la madre sia sostenuta da chi le stà intorno, innanzitutto dal padre del bambino, poi la famiglia di origine, il proprio medico e la vicinanza di altre donne che stanno vivendo (o che hanno vissuto) la stessa esperienza.
È utile tener presente due cose:
1 continuare ad allattare al seno fino alla ripresa al lavoro senza preoccuparsi se il bambino rifiuta il biberon o il cucchiaio, questi li accetterà dalla persona che si prenderà cura di lui perché ne capirà allora la necessità e l’utilità. Questo per evitare angosce e conflitti che possono portare ad un “tour de force”, nella certezza che allattamento ben avviato non si esaurisce.
2 dopo la ripresa al lavoro continuare ad allattare a richiesta appena si ha il bambino con se (mattino, sera, notte, ferie, fine settimana). Il bambino non necessita di avere lo stesso ritmo che ha al nido o con la baby sitter quando è con voi. Questo di fatto lo aiuterà a distinguere tra quando è con la mamma e può succhiare a quando la mamma non c’è e non può succhiare.
Questo permette di avere un buon numero di poppate e quindi una buona quantità di latte.
Le paure più frequenti
Una prima paura riguarda la perdita del latte. È normale che se il bambino succhia di meno la madre avrà meno latte. Se non c’è stimolazione alla produzione del latte il corpo umano si arresta nella produzione. Ecco perché è importante che la mamma mantenga un buon numero di poppate quando è con il bambino. Da qui anche l’interesse (se lo sceglie la madre) a tirarsi il latte. Comunque finché il bambino succhia di latte ce ne sarà sempre, certo è che se succhia poco in conseguenza ci sarà poco latte.
Una seconda paura è la stanchezza: spesso si punta il dito imputando sistematicamente la stanchezza all’allattamento. È certo vero che stanca avere un lavoro, avere un bambino piccolo, avere una casa da portare avanti ma continuare ad allattare non aumenterà questa stanchezza, al contrario, una madre diceva: “non è certo sempre facile ma l’allattamento ci porta ad avere uno sguardo diverso sui compiti che si hanno, o che si crede di avere riconoscendo le priorità. È vero, bisogna organizzarsi, ma è una tale gioia allattare un bambino che questo cancella tutto il resto e mette le ali!”.
Una terza paura sono gli ingorghi e le perite di latte sui vestiti. Questo può realmente accadere i primo giorni e la madre dovrà imparare a fare attenzione e alleviare la tensione eventuale dei seno tirandosi un po’ di latte, specialmente se ne ha in abbondanza. Per evitare le fuoriuscite di latte esistono in commercio delle pratiche coppette assorbilatte da mettere tra il seno e il reggiseno.
In conclusione
Certo è che più le condizioni sono favorevoli più facile conciliare lavoro e allattamento al seno: per esempio se la mare può riprendere il lavoro quando il bambino è un po’ più grande, se lo può portare sul posto di lavoro, se è circondata da persone collaborative e attente.
Va detto che le disposizioni legislative come maternità prolungata, possibilità del part-time, di orari flessibili, dei nidi sul posto di lavoro, migliorerebbero enormemente la situazione.
Comunque anche in circostanze meno favorevoli è possibile continuare ad allattare. Ci sono molte donne che lo hanno fatto. Una mamma, ostetrica, dopo tre mesi dal parto ha ripreso a lavorare con gli orari che il suo lavoro comporta. Riferisce: “non è stancante, al contrario, mi ha aiutato a sopportare queste separazioni perché so che lui e io avevamo questo nostro piccolo giardino, questa relazione privilegiata che neanche l’assenza può offuscare”.
29 dicembre 2006
Dottoressa CAMILLI Barbara